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Infortuni in spiaggia: quali sono e come prevenirli

Con la bella stagione (e a maggior ragione quest’anno dopo tutte le restrizioni legate alla pandemia) diventa sempre più irresistibile il richiamo del mare e delle spiagge. I benefici della salsedine, del sole e dei bagni sono ormai risaputi e si manifestano sia sulla salute fisica che mentale e si protraggono per i mesi successivi.

La spiaggia ed il mare vengono vissuti in relax, anche praticando diverse attività fisiche che possono risultare piacevoli. Tuttavia, queste ultime possono essere la causa di traumi o lesioni più o meno gravi. Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno 300 mila italiani subiscono infortuni legati allo sport.

Quali sono le attività fisiche più a rischio?

Diverse sono le attività praticate al mare: si passa da quelle praticate su superfici regolari quali il tennis o il calcetto, a quelle invece che si svolgono sulla sabbia o addirittura in acqua

CORSA

Sulla sabbia aumentano i rischi di infortunio a causa della irregolarità del terreno: la semplice corsa, in cui si può guardare dove appoggiare i piedi a terra può in ogni caso risultare pericolosa per caviglie o ginocchia.

BEACH VOLLEY, SOCCER e TENNIS

Ancora più a rischio infortunio sono le attività agonistiche di squadra nei quali l’occhio segue la traiettoria della palla più che il terreno con rischio quindi più elevato di appoggi scorretti. Situazioni simili si manifestano giocando a tennis con i cosiddetti “racchettoni“ da spiaggia. beach-soccer-infortuni

RUGBY

Negli ultimi anni sono aumentati i tornei di beach rugby nei quali, in teoria, il contatto fisico non è consentito. Nonostante questa regola si registrano diversi infortuni legati ad un appoggio scorretto al terreno ma anche a cadute rovinose per schiacciare in meta o per contrasti non previsti.

WINDSURF, PADDLE, VELA

In acqua le attività praticate, il windsurf, il paddle o la vela in genere comportano rischi di infortunio legate a cadute o traumi da contatto con i vari elementi che compongono il natante.

Quali sono i traumi più comuni delle attività fisiche in spiaggia?

  • DISTORSIONI alle caviglie o alle ginocchia: comportano gonfiore e dolore locale e si risolvono più o meno velocemente ma anche possono comportare lesioni dei legamenti o dei menischi con conseguente immobilizzazione e, nei casi più gravi, necessità di intervento chirurgico. corsa-in-spiaggia-rischi
  • LUSSAZIONI: ovvero uno spostamento di un osso dalla sua sede normale. Le spalle sono spesso interessate e ciò può essere causato da cadute o gesti scorretti, come la schiacciata nel tennis o beach volley o parando un pallone. Sono interessati da questo evento anche gomito, polso, dita delle mani, caviglia e dita dei piedi.
  • FRATTURE: possono verificarsi sia in caso di cadute o di appoggi scorretti ma soprattutto in caso di traumi contusivi negli sport di contatto.
  • TENDINITI: dei muscoli peronieri o tibialici a livello della caviglia, o del tendine rotuleo sul ginocchio. Un discorso a parte merita il tendine d’Achille che, sulla sabbia, può lesionarsi sino alla rottura, proprio per il sovraccarico anomalo che subisce al contatto con un terreno irregolare ( anche solamente giocando a BOCCE! ).
  • MAL DI SCHIENA E CERVICALGIA: schiena e collo possono, in caso di posture non abituali, di gesti atletici esagerati o di esposizione ad aria condizionata dopo sudorazioni abbondanti, possono subire contratture o blocchi antalgici. La colonna vertebrale può inoltre portare a conseguenze drammatiche in caso di cadute sul collo sulla sabbia o dopo tuffi in acqua poco profonda.

Altri inconvenienti che si possono manifestare durante l’attività in spiaggia derivano dall’esposizione eccessiva al sole, alla scarsa idratazione, alla scorretta alimentazione. Ecco allora colpi di calore, vertigini, nausea, vomito, cefalea, scottature ed eritemi.

Cosa possiamo fare per ridurre il rischio di infortunio in spiaggia?

L’attività sportiva al mare d’estate è senz’altro consigliata, a maggior ragione dopo stagioni di sedentarietà (volontaria od obbligata…) ma con alcuni accorgimenti possiamo limitare infortuni, traumi o malesseri.

  • è chiaro che un’attività sportiva, praticata in maniera adeguata e costante tutto l’anno, riduce la possibilità di forzare in maniera esagerata muscoli, tendini ed articolazioni in generale. Inoltre l’apparato cardio-respiratorio, con una giusta preparazione fisica, può sopportare meglio un supplemento di fatica legato a temperature più alte.
  • anche in un fisico allenato un minimo di riscaldamento muscolare è consigliato per ridurre affaticamenti, lesioni o strappi.
  • sforzi prolungati sotto il sole cocente possono portare, a causa della perdita si cospicue quantità di liquidi e sali minerali con la sudorazione, a disidratazione e, nei casi più gravi, crampi muscolari, vertigini, nausea, vomito e crisi di fatica. Occorre quindi bere con maggior frequenza e quantità rispetto al solito. bere-acqua-spiaggia
  • l’ alimentazione è un fattore da non trascurare. Occorre sicuramente mangiare cibi leggeri come frutta e verdura ma, soprattutto per attività lunghe e dispendiose, occorre assumere carboidrati in misura adeguata per garantire forza e tonicità ai nostri muscoli.
  • Tra uno sforzo ed un altro, è consigliato un adeguato riposo, soprattutto se l’attività sportiva da spiaggia viene ripetuta tutti i giorni. In tale maniera si riduce il rischio di incorrere in lesioni da affaticamento.
  • I soggetti che praticano corsa o sport di squadra sulla sabbia dovrebbero, soprattutto con pregresse e ripetute distorsioni, proteggere le caviglie con bendaggi o tutori
  • l’abbigliamento in spiaggia, anche se ridotto, non va sottovalutato. Indumenti leggeri, di cotone, limitano la sudorazione e quindi la perdita di liquidi. Occhiali da sole con lenti schermate possono essere utili per attività che necessitano di valutare bene appoggi al terreno. Il sole diretto può inoltre essere causa di urti o contatti pericolosi. É comunque buona cosa praticare l’attività sportiva con protezioni solari, soprattutto per soggetti con pelli delicate.

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